Wednesday, July 23, 2014

siamo i giornalisti della ggente, il potere ci temono

Quanto ci divertiamo su facebook. Una cifra. Ehi sono serio. Io mi ci diverto. Si scherza, ci son quelli che sanno davvero far ridere. In molti ci provano a far ridere ma non è che ci riescano così bene. Non è obbligatorio lasciare sempre un commento o una frase, volevo dirvelo. Volevo anche dire ai signori di Wall Street che quotano in borsa il faccia libro che ho 1800 amici di cui solo il 2,5% è attivo, cioè frequenta il sito. Un altro 2,5% magari ci passa senza mai lasciare commenti e legge qualcosa ma quotare a livelli milionari facebook è una delle tante bufale della realtà virtuale che ormai si è impossessata anche dell’economia. Facebook vale un cazzo la cifra che viene valutato, sappiatelo. Ah lo sapete? Ottimo. Dunque l’economia del terzo millennio vale un cazzo pure.


Comunque ho imparato da mo’ a non tirare fuori argomenti di politica e religione su facebook che poi ne escono sempre fuori delle risse (virtuali ovviamente che in faccia nessuno avrebbe il coraggio). Mi occupo solo di musica o dei miei malanni (purtroppo non virtuali). A proposito di musica, ultimamente mi sta venendo la voglia di non andarci più su fb. Devo dirlo: sono un po’ stufo di leggere aggiornamenti quotidiani di tanti cantautori o presunti tali che ci informano in che tonalità hanno accordato oggi la chitarra, cosa hanno mangiato a pranzo che poi li ha ispirati a scrivere una canzone, come procede day by day la registrazione del loro nuovo disco, quanti soldi hanno incassato ieri grazie al crowdfunding, cosa faranno domani e perché insomma il mio disco sarà meglio del tuo. In realtà mi sono accorto di avere più amici cantautori intenti a pubblicare un nuovo disco – in media ne fanno tre all’anno – che amici ascoltatori. Non parliamo poi dei critici musicali, o anche degli scrittori. Mi sento obsoleto. E pensare che io quelle cose lì le faccio per lavoro. Ma nel tempo che ci metto a scrivere un articolo o un libro, qualcuno ha già scritto otto recensioni di dischi e pubblicato sei libri. Cazzo scrivo a fare, mi domando? Anche perché è tutto gratis oggigiorno.

Così volevo dire ai miei amici cantautori o rock band che non è così figo pubblicare ogni giorno informazioni sulle canzoni che state scrivendo o di che colore sarà la copertina del vostro disco. Lasciate un po’ di mistero. Auto promuoversi su base quotidiana non dà grandi risultati. Almeno per me. Io preferisco avere il disco fatto e finito e semmai lo ascolterò. Ho la casella postale inondata invece di demo e proto demo, pseudo demo e anti demo. Non li ascolto. E’ così bello ascoltare quello che avrete fatto quando l’avrete finito, non mi interessa sapere se quando avete registrato quella tal canzone avevate gli slip o i boxer con la faccia della Mogherini. Il mistero è tutto, nell’arte e nella vita. Coltivatelo. Fatevi scoprire, non svendetevi in anticipo. Poi non vi compra più nessuno.

Siccome poi questa sembra l’estate dei festival che nascono come i bambini sotto alle foglie di cavolo – che i bambini mica li porta la cicogna, sappiate anche questo – mi viene da dirvi che andare a un festival sponsorizzato da una rivista anche se musicale non vi fa molto del bene. Io che scrivo per altre riviste – musicali – non vedo perché dovrei parlate dopo di voi dopo che avete suonato per quel tal giornale. Non perché sia un brutto giornale, ma allora aspettatevi per tutta la vita recensioni solo da quel giornale. E’ così che funziona, ci vuole un po’ di rispetto anche in queste cose. Anche perché in quei festival c’è più gente sul palco che tra gli spettatori, se ci fate caso. E da decenni da quel buchino lì non esce niente e nessuno. Ve la cantante e ve la suonate tra di voi. Certo, vi diranno che siete incredibilmente bravi e che cazzo di rock figo fate e che siete degni di suonare in America e che l’Italia non è degna di voi e che non capiamo un cazzo, italiani di merda. Ma vi ha fatto vendere due dischi in più tutto questo? Non so, vado a mettermi le mutande con la faccia della Mogherini.

1 comment:

Rdc said...

Come scrivi bene!

Sangue nei solchi del cuore

“Bob Dylan è in città, c’è bisogno di catturare qualcosa di magico”. La “città” è ovviamente New York, al telefono John Hammond, il più gran...

I più letti